Che cos’è la “slava”?

Esiste un antico detto: “Gde je slava, tu je i Srbin.” (Dove c’è slava, c’è un Serbo.)

Si sa che i Serbi sono ospitali, ma se esiste un’occasione quando l’accoglienza e l’ospitalità raggiungono l’apice, è quella della “krsna slava”. È un evento solenne, ma nello stesso tempo molto informale e accogliente. Conosciamo meglio questa celebrazione tradizionale serba.

Krsna slava – glorificazione del Santo protettore della famiglia, festività di origini pagane, costituisce uno dei tre simboli che distinguono i Serbi da altri popoli slavi (gli altri due sono il culto di San Sava e quello di Vidovdan). I simboli della slava sono:

Slavski kolač – il pane festivo (la mattina si va in chiesa per far benedire il pane – slavski kolač – e assistere alla liturgia. Il pane sarà tagliato a pezzi durante il pranzo festivo e offerto a tutti i commensali. Ognuno lo innalza verso il cielo e, dopo essersi fatto il segno della croce, lo mangia);

Ikona sveca – l’icona del santo glorificato

Slavska sveća – la candela

Koljivo (žito) – il grano cotto

Crveno vino – il vino rosso

Tamjan – l’incenso.

L’usanza del “koljivo” non è soltanto serba. Le origini di questo cibo rituale che collega il mondo dei vivi con quello dei defunti sono molto, molto antiche, e si conservano ancora nelle diverse culture. Forse ti stupirai, ma questo piatto esiste anche in alcune zone italiane, dove si chiama “colva” (la pronuncia è molto simile a quella di “koljivo”). Puoi consultare anche questo link: https://www.puglia.com/grano-dei-morti-ricetta-dolce/

Inoltre, il grano cotto è una vera prelibatezza. Puoi farlo anche tu seguendo questa ricetta:

ŽITO ZA SLAVU
300g di grano tenero in chicchi (tenuto in ammollo tutta la notte, cotto il giorno dopo e scollato)
300g di noci tritate + un altro po’ per la decorazione
250g di zucchero
Vaniglia, noce moscata e cannella a tuo piacimento
Unire tutti gli ingredienti in una ciotola e, volendo, formare le palline e ripassarle nelle noci tritate.

Come dire “festeggiare una slava”? Si dice:

Slavim slavu. (Festeggio la slava.)

Slavim Svetog Nikolu. (Festeggio San Nicola.)

Slavim Svetu Petku. (Festeggio Santa Petka.)

Il verbo “slaviti” (festeggiare) richiede l’accusativo. Alcune festività prendono il nome del Santo, per cui abbiamo:

Nikoljdan (il 19 dicembre, la slava di Sveti Nikola)

Aranđelovdan (il 21 novembre, la slava di Sveti Arhangel Mihailo)

Đurđevdan (il 6 maggio, la slava di Sveti Georgije)

Ti auguro di partecipare a una slava, magari nella Serbia rurale. Si tratta di un’esperienza davvero unica. Se dovesse capitarti, rispetta queste tre regole:

  1. non rifiutare l’invito a slava. Il padrone ti onora invitandoti a far parte del suo focolare, tu lo rispetti presentandoti a casa sua;
  2. non andarci a mani vuote (praznih ruku); basta una bottiglia di vino, un pacco di cioccolatini o i fiori;
  3. non andarci sazio – ti aspetta un ricco menu che varia da una regione ad altra.

All’arrivo, fai gli auguri:

Srećna slava, domaćine! (L’augurio rivolto al padrone di casa.)

Srećna slava, domaćice! (L’augurio rivolto alla padrona di casa.)

Da slavite još dugo!

Da slavite još sto godina!

Neka je srećna slava!

L’ospite è talmente importante, quasi quanto il santo venerato. Tuttavia, gli ospiti vengono ricevuti di solito per due giorni consecutivi, ma a volte anche per tre. Non di più, perché: “Svakog gosta tri dana dosta!” (L’ospite è come il pesce. Dopo tre giorni…).

Pubblicato da Milica Marinković

Zdravo! Mi chiamo Milica Marinković, sono nata e cresciuta in Serbia. Molto presto ho incominciato a esplorare culture nuove attraverso le loro lingue. Dapprima quella inglese, poi quella francese e finalmente quella italiana. Dulcis in fundo, direi, perché quest’ultima scelta ha avuto il maggior impatto sulla mia vita. Infatti, dopo aver conseguito la Laurea e il Master in Lingue e letterature romanze all’Università di Belgrado, mi sono trasferita in Italia, dove ho iniziato i miei studi di dottorato di ricerca. In Serbia ho avuto la fortuna di essere stata borsista statale e comunale per tutta la durata dei miei studi, in Italia ho ottenuto la Borsa di studio del Governo italiano, ma il 2014 mi ha vista vincitrice della prestigiosa borsa di studio canadese Bourse Gaston-Miron, offertami dall’Associazione Internazionale degli Studi Quebecchesi (AIEQ). Dopo essermi perfezionata in Canada come ricercatrice in Letteratura francofona, ho conseguito il titolo di Dottore di ricerca presso l’Università degli Studi di Bari, anche se i miei studi e le mie ricerche non sono tutt’ora terminati. Infatti, mi ritengo un’eterna studentessa e ricercatrice e ciò si riflette sulle mie esperienze lavorative che richiedono continui approfondimenti ed evoluzioni. I miei ambiti professionali sono insegnamento, traduzione e scrittura. Subito dopo il diploma liceale ho iniziato a insegnare il francese ai più piccoli e allora ho capito che non avrei mai smesso di trasmettere le mie competenze agli altri. Ad oggi ho accumulato diverse esperienze come insegnante di francese, italiano e serbo, sia nella pubblica istruzione, nell’ambito universitario, aziendale e privato. Come traduttrice, oltre alla traduzione dei documenti, posso ritenermi orgogliosa di aver dato la voce italiana a uno dei maggiori scrittori della letteratura serba, Jovan Dučić, traducendo, insieme alla collega Valeria Uva, il suo capolavoro Città e chimere (Bari, Stilo Editrice 2015), così come a Vladan Matijević, uno dei più importanti scrittori contemporanei, traducendo il suo romanzo Lezioni di gioia (Lugo, WhiteFly Press 2015). Coltivo la mia passione per la scrittura in lingua italiana sia come autrice di romanzi (al mio attivo ci sono Piacere, Amelia, pubblicato nel 2016 dalla casa editrice barese Les Flâneurs Edizioni e In serbo, uscito nel 2019 sempre per i tipi de Les Flâneurs) e di diversi racconti, pubblicati su riviste e raccolte, come curatrice di varie antologie poetiche, come redattrice della rivista “incroci” (Bari, Adda Editore). E, naturalmente, come blogger di questo sito.

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