Sei mai andato a un VAŠAR?

Hai mai partecipato a qualche sagra, festival o fiera estiva?

Non è facile tradurre questi sostantivi perché la natura di eventi e di divertimento cambia da una cultura all’altra.

Probabilmente sai che ogni famiglia serba onora il proprio santo protettore. Quella festa si chiama SLAVA. (Per saperne di più, puoi leggere questo mio post https://www.instagram.com/p/CHbA_02DHZT/)

Inoltre, ogni luogho abitato o meglio, ogni parrocchia venera un santo o una santa. È proprio il giorno del santo della chiesa che si organizza il VAŠAR (dall’ungherese “vásár”) o il SAJAM (il che significa di solito un mercato nazionale o internazionale o un “salone”, per esempio “il salone del libro – sajam knjiga”) o il SABOR (parola che si usa anche per i grandi contest o festival musicali, per esempio quello di Guča – puoi leggere questo testo sui festival in Serbia https://serboperitaliani.it/2021/08/15/leurosong-e-i-festival-in-jugoslavia-e-in-serbia/).

“Vašar” ha anche un significato metaforico: chiasso, confusione. Di solito si dice ai bambini: “Ne pravite vašar!”. Inoltre, quello che in italiano intendiamo con il termine di “sagra”, in serbo prenderà il nome del prodotto + suffisso IJADA. Così avremo la sagra del roštilj – ROŠTILJIJADA, la sagra del cavolo cappuccio – KUPUSIJADA, la sagra dell’anguria – BOSTANIJADA ecc.

La tradizione dei “vašar” è molto antica e nasce come una rara occasione in cui i contadini, lontani dalle città, potevano rinnovarsi i vestiti, vendere qualcosa, divertirsi, farsi vedere (soprattutto se erano nell’età di sposarsi), conoscersi. Era un evento molto importante che comprendeva sia la celebrazione religiosa che la festa popolare all’aperto, con musiche, balli e bancarelle, nelle vicinanze della chiesa del paese. Oggi tutto ciò prende delle sembianze diverse, a volte volgari, dove non c’è più nulla di tradizionale, nonostante sia un giorno di festa religiosa.

Trattandosi di eventi, davanti a tutti questi sostantivi – vašar, sajam, sabor – useremo la preposizione NA per esprimere il complemento di moto a luogo/stato in luogo.

Idem na vašar / ja sam na vašaru.

Idem na sajam / ja sam na sajmu (no: sajamu)

Idem na sabor / ja sam na saboru.

Hai mai partecipato a un vašar/sajam/sabor in Serbia o nei Balcani? Esiste un evento simile nel luogo dove abiti?

Sul mio profilo Instagram trovi un nuovo post culturale – Il battesimo nella Chiesa ortodossa: https://www.instagram.com/p/CSmZ_nZsvMi/

e un nuovo post linguistico – L’uso dei casi nella domanda Quanti anni hai e nelle rispettive risposte: https://www.instagram.com/p/CSrUfQUMPxe/

ti allego alcune parti del mio romanzo IN SERBO in cui presento l’atmosfera delle feste patronali tradizionali della Serbia rurale. Spero ti piacciano così come a me piacerà leggere la tua risposta.

“Si viveva sulla terra e della terra, quasi in uno stato primordiale. In quell’epoca i giovani si conoscevano durante le ricorrenze religiose, il giorno del santo patrono, quando in ogni paese si organizzava una festa. Si ballava dal pomeriggio a notte fonda e tutti gli abitanti dei paesi confinanti venivano per divertirsi e per conoscersi. Nel ballo tradizionale, коло (kolo), si lanciavano soprattutto quelli che volevano dimostrare di essere pronti per sposarsi. Le ragazze di buona famiglia, invece, aspettavano di essere introdotte nella danza dalle zie oppure dalle cugine già sposate; non ballavano accanto agli uomini di propria iniziativa né toccavano una mano maschile. La madre di Jovan, Kristina, era una ragazza di buona famiglia. Lo era anche Marko, il padre di Jovan, ma bisogna dire che pure nelle famiglie buone, considerate quelle che meritano il rispetto perché benestanti, vive gente cattiva. Spesso bestiale. E la famiglia di Marko era una di quelle. Marko Tomić aveva già visto quella bella ragazza nelle feste degli altri villaggi e aspettava la sua buona occasione per avvicinarsi e chiedere il permesso a chi la accompagnava al kolo. Le zie conoscevano la famiglia del giovane, si sapeva che quella gente era ricca e quello bastava. Kristina non sapeva ancora niente della vita. Lui era bello, le parenti non si opponevano, e ne fu pure felice. Timidamente occupò il posto accanto al suo futuro marito. Scambiarono qualche sguardo imbarazzato e la cosa fu fatta. Dopo la festa, i genitori della ragazza furono subito informati di quello che era appena successo. Non conoscevano bene i loro consuoceri, ma avevano sentito parlare di loro come di gente seria e abbiente. Perciò non si opposero e lei sembrava pure innamorata. E così, dopo poco tempo, Kristina e Marko si sposarono…”.

Pubblicato da Milica Marinković

Zdravo! Mi chiamo Milica Marinković, sono nata e cresciuta in Serbia. Molto presto ho incominciato a esplorare culture nuove attraverso le loro lingue. Dapprima quella inglese, poi quella francese e finalmente quella italiana. Dulcis in fundo, direi, perché quest’ultima scelta ha avuto il maggior impatto sulla mia vita. Infatti, dopo aver conseguito la Laurea e il Master in Lingue e letterature romanze all’Università di Belgrado, mi sono trasferita in Italia, dove ho iniziato i miei studi di dottorato di ricerca. In Serbia ho avuto la fortuna di essere stata borsista statale e comunale per tutta la durata dei miei studi, in Italia ho ottenuto la Borsa di studio del Governo italiano, ma il 2014 mi ha vista vincitrice della prestigiosa borsa di studio canadese Bourse Gaston-Miron, offertami dall’Associazione Internazionale degli Studi Quebecchesi (AIEQ). Dopo essermi perfezionata in Canada come ricercatrice in Letteratura francofona, ho conseguito il titolo di Dottore di ricerca presso l’Università degli Studi di Bari, anche se i miei studi e le mie ricerche non sono tutt’ora terminati. Infatti, mi ritengo un’eterna studentessa e ricercatrice e ciò si riflette sulle mie esperienze lavorative che richiedono continui approfondimenti ed evoluzioni. I miei ambiti professionali sono insegnamento, traduzione e scrittura. Subito dopo il diploma liceale ho iniziato a insegnare il francese ai più piccoli e allora ho capito che non avrei mai smesso di trasmettere le mie competenze agli altri. Ad oggi ho accumulato diverse esperienze come insegnante di francese, italiano e serbo, sia nella pubblica istruzione, nell’ambito universitario, aziendale e privato. Come traduttrice, oltre alla traduzione dei documenti, posso ritenermi orgogliosa di aver dato la voce italiana a uno dei maggiori scrittori della letteratura serba, Jovan Dučić, traducendo, insieme alla collega Valeria Uva, il suo capolavoro Città e chimere (Bari, Stilo Editrice 2015), così come a Vladan Matijević, uno dei più importanti scrittori contemporanei, traducendo il suo romanzo Lezioni di gioia (Lugo, WhiteFly Press 2015). Coltivo la mia passione per la scrittura in lingua italiana sia come autrice di romanzi (al mio attivo ci sono Piacere, Amelia, pubblicato nel 2016 dalla casa editrice barese Les Flâneurs Edizioni e In serbo, uscito nel 2019 sempre per i tipi de Les Flâneurs) e di diversi racconti, pubblicati su riviste e raccolte, come curatrice di varie antologie poetiche, come redattrice della rivista “incroci” (Bari, Adda Editore). E, naturalmente, come blogger di questo sito.

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