“Ecco, così iniziò la guerra per me. Alla radio, alle otto di sera, annunciata come fosse l’inizio di una trasmissione qualsiasi che ci invitava tutti a occupare i nostri posti collocati nella Repubblica Federale di Jugoslavia, composta allora dal Montenegro e dalla mia Serbia. I posti da occupare erano i sotterranei”.Questa è una citazione tratta dal libro che ho pubblicato l’anno scorso, dedicandolo a tutti coloro che nel 1999 cercavano la pace e il sonno sotto il cielo della Serbia. Un anno fa non pensavo nemmeno che nuovamente sarei stata costretta a un altro isolamento, a un’altra guerra. Contro il coronavirus. L’anno scorso, dopo aver analizzato i miei sentimenti, dopo averli messi su carta, dopo averli rivissuti leggendo tutto quello che per anni mi ha ossessionata, pensavo che, d’ora di poi, avrei ricordato con più facilità quello che era successo vent’anni prima nel mio Paese. Mi sbagliavo di grosso. Ecco, è passato un altro anno da quel giorno funesto, ma l’ingiustizia ancora grida dentro di me e non vuole calmarsi.Penso che quel sentimento fosse improvvisamente cresciuto dopo che ho scoperto che proprio quella data, il 24 marzo, era stata scelta come Giornata internazionale per il diritto alla verità sulle gravi violazioni dei diritti umani e per la dignità delle vittime. Forse proprio per questo motivo il nome della missione era Angelo della misericordia. Forse proprio per questo tutti i diritti e regolamenti furono svergognatamente trascurati, per mostrare che ad alcuni è lecito farlo.Ogni 24 marzo, alle otto di sera, io vivo la stessa paura, come se qualcosa di simile stesse per iniziare di nuovo. Forse perché una cosa del genere non finisce mai. Forse perché siamo piccoli, perché “abbiamo costruito la casa al centro della strada” e quindi vogliono distruggerla.Una cosa, però, la so bene. So che adesso, quando alle sei di pomeriggio spalanco le finestre per sentire la musica nel silenzio generale che ha avvolto l’Italia, io sento più forte la musica che proveniva dai ponti. So che adesso, mentre temo il più comune raffreddore, a dodici anni non avevo paura di guardare gli aerei che avevano osato occupare il mio cielo. So che adesso, quando siamo costretti a rimanere al calore delle nostre case, molti erano stati sfollati dalle case proprie. So che posso e che possiamo se ci rispettiamo, se pensiamo gli uni agli altri, se ci custodiamo. È impossibile, oggi, ricordare quel 24 marzo senza riflettere sulla somiglianza tra l’isolamento di allora e l’isolamento di adesso. Per assurdo, il pericolo che fuggivamo allora e che fuggiamo adesso è uguale. Il pericolo aereo.
Anniversario
Pubblicato da Milica Marinković
Zdravo! Mi chiamo Milica Marinković, sono nata e cresciuta in Serbia. Molto presto ho incominciato a esplorare culture nuove attraverso le loro lingue. Dapprima quella inglese, poi quella francese e finalmente quella italiana. Dulcis in fundo, direi, perché quest’ultima scelta ha avuto il maggior impatto sulla mia vita. Infatti, dopo aver conseguito la Laurea e il Master in Lingue e letterature romanze all’Università di Belgrado, mi sono trasferita in Italia, dove ho iniziato i miei studi di dottorato di ricerca. In Serbia ho avuto la fortuna di essere stata borsista statale e comunale per tutta la durata dei miei studi, in Italia ho ottenuto la Borsa di studio del Governo italiano, ma il 2014 mi ha vista vincitrice della prestigiosa borsa di studio canadese Bourse Gaston-Miron, offertami dall’Associazione Internazionale degli Studi Quebecchesi (AIEQ). Dopo essermi perfezionata in Canada come ricercatrice in Letteratura francofona, ho conseguito il titolo di Dottore di ricerca presso l’Università degli Studi di Bari, anche se i miei studi e le mie ricerche non sono tutt’ora terminati. Infatti, mi ritengo un’eterna studentessa e ricercatrice e ciò si riflette sulle mie esperienze lavorative che richiedono continui approfondimenti ed evoluzioni. I miei ambiti professionali sono insegnamento, traduzione e scrittura. Subito dopo il diploma liceale ho iniziato a insegnare il francese ai più piccoli e allora ho capito che non avrei mai smesso di trasmettere le mie competenze agli altri. Ad oggi ho accumulato diverse esperienze come insegnante di francese, italiano e serbo, sia nella pubblica istruzione, nell’ambito universitario, aziendale e privato. Come traduttrice, oltre alla traduzione dei documenti, posso ritenermi orgogliosa di aver dato la voce italiana a uno dei maggiori scrittori della letteratura serba, Jovan Dučić, traducendo, insieme alla collega Valeria Uva, il suo capolavoro Città e chimere (Bari, Stilo Editrice 2015), così come a Vladan Matijević, uno dei più importanti scrittori contemporanei, traducendo il suo romanzo Lezioni di gioia (Lugo, WhiteFly Press 2015). Coltivo la mia passione per la scrittura in lingua italiana sia come autrice di romanzi (al mio attivo ci sono Piacere, Amelia, pubblicato nel 2016 dalla casa editrice barese Les Flâneurs Edizioni e In serbo, uscito nel 2019 sempre per i tipi de Les Flâneurs) e di diversi racconti, pubblicati su riviste e raccolte, come curatrice di varie antologie poetiche, come redattrice della rivista “incroci” (Bari, Adda Editore). E, naturalmente, come blogger di questo sito. Visualizza più articoli